sabato 24 settembre 2011

FOTOVOLTAICO : COSTI IN CALO


Costano meno i pannelli, ma anche effetti politiche energie pulite

 Il prezzo degli impianti fotovoltaici è in forte calo, almeno negli Stati Uniti. 

Lo riferisce il rapporto "Tracking the Sun IV: An Historical Summary of the Installed Cost of Photovoltaics in the United States from 1998 to 2010", realizzato dal Lawrence Berkeley National Laboratory (LBNL): nel 2010 il prezzo del fotovoltaico negli impianti residenziali è sceso in media del 17% e nella prima metà del 2011 dell'11%.
 Secondo il rapporto, il fenomeno è dovuto almeno in parte al calo dei prezzi dei pannelli fotovoltaici. Ma altre cause sono altrettanto importanti: fra il 2009 e il 2010 sono diminuiti del 18% i costi non legati ai pannelli, per esempio quelli degli inverter, delle operazioni di installazione, del marketing. 
Secondo gli esperti dell'LBNL, la riduzione di questi costi è significativa perché sono quelli più direttamente influenzati dalle politiche in favore delle energie pulite. Una conseguenza del calo dei prezzi è stata invece la diminuzione degli incentivi, che sono stabiliti in proporzione al costo degli impianti. Questa riduzione a sua volta ha attenuato la flessione dei prezzi: il calo medio è stato di 29 centesimi di euro al watt per gli impianti residenziali e di 59 centesimi per quelli industriali. Senza la riduzione degli incentivi, la diminuzione sarebbe stata di 74 centesimi e 1,11 euro rispettivamente. 

In generale gli impianti di dimensioni maggiori hanno costi in proporzione più bassi. Nel 2010 negli Stati Uniti il costo medio è stato di 7,2 euro al watt per gli impianti con una potenza inferiore a 2 kW, di 3,8 euro per quelli oltre 1 MW e addirittura inferiore a 3 euro per le grandi centrali industriali. Anche dal punto di vista geografico il rapporto segnala varie differenze: a seconda dei vari Stati americani, il costo di un impianto di potenza inferiore a 10 kW può variare da 4,7 a 6,2 euro al watt. TM News



Tratto da:  
http://www3.lastampa.it/ambiente/sezioni/news/articolo/lstp/421549/

domenica 18 settembre 2011

NUOVE PROFESSIONI PER L'ECOLOGIA

Roma, 16 set. - (Adnkronos) - Il 40% delle professioni sono nel pieno di una rivoluzione green, mentre il 90% delle aziende chiede ai propri dipendenti competenze verdi. A sottolinearlo è Marco Gisotti, esperto ci comunicazione sostenibile e autore del libro '100 professioni green'. Gli specialisti del lavoro sostenibile -spiega- non sono solo nel settore delle rinnovabili. Ormai dal riciclo alle foreste, dall'agricoltura alla cucina, dalla comunicazione al turismo ambientale sono tanti i lavori e le professioni green.

Nel settore delle energie rinnovabili una figura centrale è l'energy manager. E' obbligatorio per gli enti pubblici e le imprese che consumano più di 1.000 tep di energia l'anno. Si occupa della promozione del risparmio energetico nella struttura in cui lavora come dipendente o consulente esterno. Vi è poi l'esperto progettazione energie rinnovabili: gestisce e coordina la progettazione di sistemi di energia rinnovabile. Analizza il territorio e valuta l'impiego delle diverse tecnologie a seconda dei diversi contesti.

Una figura multisciplinare è il geometra ambientale si occupa di efficienza energetica, fonti rinnovabili ed edilizia sostenibile. Nel campo del risparmio energetico abbiamo il certificatore energetico. Figura importante da quando la certificazione del risparmio energetico a seguito di interventi di ristrutturazione degli immobili è indispensabile per accedere alla detrazione Irpef del 55% sulle spese sostenute.

Diverse le figure green nella comunicazione. L'account verde ha un ruolo chiave nei processi di marketing ambientale. Lavora nella comunicazione e cura la relazione con il cliente. Serve profonda conoscenza delle tematiche ambientali e dello sviluppo sostenibile. Altra figura della comunicazione è l'art director verde. Lavora a stretto contatto con le altre figure di marketing e si occupa della valorizzazione degli aspetti di sostenibilità del prodotto.

Vi è poi l'ecocool hunter, figura estrema del marketing e della moda: si occupa di individuare le nuove ecotendenze legate all'innovazione dei materiali e dei processi ecosostenibili. Il green copywriter cura i testi delle campagne pubblicitarie con attenzione ai contenuti ambientali. L'ecobrand manager invece è il responsabile della progettazione e promozione di una linea di prodotti sostenibili. Elabora il piano di marketing e comunicazione e cura le relazioni con le agenzie di pubblicità. Infine l'ecoblogger, cura per sè o per una agenzia un blog scientifico-ambientalista sul web.

Nella progettazione abbiamo l'ecoindustrial designer: è specializzato nella progettazione di oggetti per le auto e l'arredo con una vocazione verde. Il disegnatore stabilisce i materiali da usare la loro ergonomia e, la sicurezza con cura alla sostenibilità. Vi è poi l'ingegnere per l'ambiente che progetta e pianifica secondo i criteri dello sviluppo sostenibile. L'ecodesigner d'interni cura e progetta gli spazi e la disposizione degli oggetti nella case e negli uffici. Rispetto all'architetto presta maggiore attenzione all'impatto estetico e artistico. L'architetto paesaggista si occupa invece della progettazione e organizzazione degli spazi apertti: dal giardino al parco fino al paesaggio vero e proprio.

Nell'agricoltura abbiamo l'agricoltore bio che produce nel rispetto dei disciplinari del biologico. Serve buona conoscenza della normativa e dei regolamenti del settore. Sempre più fondamentale in agricoltura il climatologo. Studia l'evoluzione dei sistemi climatici sia locali che globali in relazione al ciclo produttivo e alle produzioni del territorio.

Altra figura green del settore agricolo è l'agronomo. Presta assistenza tecnica alle aziende di produzioni vegetali e di allevamenti. Il suo ruolo è importante anche nella pianificazione e gestione di ambienti naturali e in particolare di quelli boschivi. Vi è poi il botanico che raccoglie e analizza piante, semi, pollini per studiare la diffusione delle specie e la frequenza degli incroci fra le diverse varietà. L'ecologo vegetale si occupa di censimenti floristici. Compie rilievi ed elabora dati statistici compilando anche liste delle specie minacciate e relativi interventi di tutela.

Numerosi i mestieri rivisitati in chiave green: si va dall'ecoparrucchiere all'ecochef. A lanciare la moda dei parrucchieri ecocompatibili una iniziativa l'Oreal - Federparchi. In pratica vengono adottati accorgimenti per ridurre il consumo di energia e acqua nei saloni. L'ecochef è il responsabile della cucina nei ristoranti 'bio'. Cura i menù e l'organizzazione privilegiando i prodotti naturali del territorio e quelli prodotti con tecniche bio.

Nel turismo abbiamo il manager del turismo sostenibile: coordina e sviluppa le attività legate al turismo ambientale. Collabora sul territorio con i soggetti preposti alla conservazione, gestione e valorizzazione del patrimonio naturalistico. Mentre nella mobilità sostenibile abbiamo il mobility manager: figura obbligatoria in tutte le imprese e gli enti pubblici con più di 300 dipendenti in una unica unità produttiva o 800 in più siti. Si occupa degli spostamenti dei dipendenti con l'obiettivo di ridurre l'uso dell'auto privata. L'animatore ambientale organizza tempo libero e attività escursionistiche di giovani e giovanissimi durante i campi vacanza naturalistici. Oltre ad essere una guida è anche un educatore ambientale.

Nel settore delle professioni troviamo l'assicuratore ambientale: si occupa di prodotti assicurativi 'eco' volti alla tutela dai danni ambientali. Vi sono poi l'avvocato ambientale, che fornisce consulenze in materia di tutela dell'ambiente, il biologo ambientale che si occupa delle risorse biologiche nei sistemi naturali. Valuta i rischi connessi alle alterazioni dell'ambiente e pianifica gli interventi di recupero, tutela e valorizzazione degli ecosistemi soprattutto per quanto riguarda le aree protette.

Il biologo marino invece si occupa dello studio degli ambienti marini. Il chimico ambientale progetta e sviluppa nuovi prodotti. Si occupa anche del controllo ambientale e dei processi di trattamento ed eliminazione dei residui di lavorazione. L'idrogeologo si occupa di rilevamenti finalizzati alla valutazione, sfrutatmento e salvaguardia delle risorse idriche sotterranee.

Tra le figure legate alla difesa dell'ambiente il manager del governo del territorio: si occupa della difesa del suolo e della salvaguardia del patrimonio ambientale e della valorizzazione delle risorse idriche e agroforestali. L'operatore faunista si occupa del censimento della fauna, della predisposizione degli ambienti in cui allevarla. Progetta la reintroduzione e il ripopolamento della fauna e la ricostruzione degli habitat distrutti.

L'educatore ambientale promuove la partecipazione dei cittadini alla gestione sostenibile del territorio. Svolge un ruolo di formatore e collabora con gli enti locali nella realizzazione di progetti per il miglioramento del verde urbano e nel recupero delle aree degradate. Il geologo ambientale si occupa dell'individuazione e monitoraggio delle anomalie geochimiche e altri fenomeni di inquinamento e contaminazione. Ricerca e progetta soluzioni tecnica per la bonifica e la limitazione dei danni.

L'ecoauditor cura il rispetto delle norme abientali nelle imprese. Verifica anche la tipologia dei rifiuti prodotti, le emissioni gassose , i consumi di acqua e quelli energetici. Vi è anche il diplomatico dell'ambiente: in Italia è una figura misconosciuta mentre in Europa ha un ruolo importante con competenze specifiche per partecipare ai summit sui temi dell'ambiente. Tra le altre figure legate al green segnaliamo infine il product manager sostenibile, il promotore finanziario verde, il risk manager ambientale, lo statistico ambientale, lo stilista di moda sostenibile, il tecnico impianti sostenibili, il valutatore di impatto ambientale genetico e lo zoonomo sostenibile.
Fonte: http://www.libero-news.it/news/823656/Da-ecochef-a-mobility-manager-sono-cento-le-professioni-green----.html

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sabato 17 settembre 2011

GIAPPONE PUNTA SU EOLICO OFFSHORE

Uno dei settori su cui il Giappone ha deciso di puntare per il suo futuro energetico è quello dei parchi eolici offshore con turbine galleggianti: cioè impianti montati su strutture flottanti anziché sul fondale marino.
Middelgrunden wind farm 2009-07-01 edit filtered2
By Middelgrunden_wind_farm_2009-07-01_edit_filtered.jpg: Photo, noise reduction, crop, rotation by Kim Hansen. Dust spot removal, color adjustment by Richard Bartz derivative work: Ilmari Karonen [CC-BY-SA-3.0 or GFDL], via Wikimedia Commons

 Nei giorni scorsi il governo ha annunciato il progetto per la realizzazione di un parco eolico galleggiante al largo della costa settentrionale del Paese. L'investimento previsto è compreso tra 100 e 200 milioni di euro per una potenza ancora da definire, ma è solo il primo passo per sviluppare la capacità di sfruttare le risorse eoliche della zona.

L'obiettivo è arrivare a 1000 MW di potenza entro il 2020 tra impianti a terra e offshore. La scelta si basa su diversi motivi: innanzitutto la decisione di potenziare il contributo delle fonti rinnovabili, presa dopo l'incidente alla centrale nucleare di Fukushima.

 Inoltre, grazie alla propria eccellenza tecnologica, il Giappone conta di acquisire una posizione di leadership nel settore: il governo ha affermato di voler promuovere una grande espansione dell'industria nazionale specializzata.

 I parchi eolici offshore vengono incontro a un problema caratteristico del Paese: l'alta densità di popolazione e quindi la scarsa disponibilità di terra. Le turbine galleggianti sono anche adatte alla conformazione delle coste giapponesi, perché consentono di impiantare parchi eolici offshore anche dove la profondità del mare è proibitiva per le pale eoliche fisse. È per questo che i progetti di questo tipo sono in corso di sviluppo in Paesi caratterizzati da acque costiere profonde: per esempio la Norvegia, la Spagna e la Francia.

 La popolarità dell'energia eolica in Giappone ha avuto un picco recentemente, quando il parco eolico offshore di Kamisu, sulla costa orientale, ha resistito al terremoto e allo tsunami dell'11 marzo. Nei giorni successivi alla catastrofe le turbine di Kamisu, montate sul fondale a brevissima distanza dalla costa, hanno così contribuito con i loro 14 MW di potenza a fornire elettricità alla regione devastata. TM News

Il mare può diventare una miniera per le fonti rinnovabili? Oltre all'energia dalle onde si possono trovare altri modi come questi parchi eolici, un ottimo esempio di utilizzo, grazie alla tecnologia, alle fonti rinnovabili che rispettano l'ecologia e la natura.

sabato 10 settembre 2011

IL PESO DEI PRODOTTI SULL'ECOLOGIA

Quanto pesa uno spazzolino da denti?
Un chilo e mezzo !!
E' il peso che ha lo spazzolino sull'ecologia e sulla natura considerando la somma dei materiali necessari a produrlo, l'energia usata per la sua produzione e per il suo smaltimento.
Questo sostiene Cristina Gabetti, giornalista di "Striscia la notizia", che ha snocciolato queste cifre durante il talk show della quarta giornata di 'Climaticamente' a Trento.

Ragionando in questo modo una carta di credito, che ha un peso effettivo di soli 0,09 grammi ha un peso sull'ecologia di 20 kg. E il piccolo cellulare che usate ogni giorno pesa ben 75 kg.

In questa ottica si possono valutare meglio anche le esternalità negative, come direbbero gli economisti, che ha la produzione di tutti i manufatti.
Questi costi non rientrano per esempio nel calcolo del PIL di un paese (come già diceva Robert Kennedy nel 1968) ma influiscono in maniera significativa sul tenore di vita delle persone e sulla natura.
Questo non vuol certo dire che non dobbiamo più acquistare tecnologia o utilizzare carte di credito, ma sicuramente può aiutare a prendere atto dell'influenza dei nostri comportamenti quotidiani di acquisto sull' ecologia e la sulla natura. Magari potremmo iniziare a limitare gli acquisti al necessario limando il superfluo?

Ma anche l'ottimizzazione dei cicli produttivi e di smaltimento dei rifiuti può ridurre la differenza tra il peso reale di un oggetto ed il suo peso sull' ecologia e la natura. Questi processi virtuosi devono essere messi in atto dalle aziende,  incentivati dai governi.

domenica 4 settembre 2011

ENERGIA DALLE ONDE

Le energie rinnovabili sono il futuro. Al momento non sono ancora molto efficienti, ma utilizzando i mari, i fiumi, il vento e il sole insieme possiamo produrre molta energia. Aspettando che la tecnologia si evolva e permetta alle fonti rinnovabili di essere competitive.

L'energia dalle correnti si produce già da alcuni anni sfruttando il passaggio dell'acqua spinta dalle correnti attraverso le turbine. Quindi il modo di produrre energia dalle correnti non è molto diverso da quello dell'energia idroelettrica.
Ma la tecnologia per produrre energia elettrica in modo pulito dalle onde è ancora giovane.

I sistemi per sfruttare l'energia delle onde in modo da non danneggiare la natura sono diversi:





- ci sono dei sistemi che sfruttano una COLONNA D'ACQUA in cui vengono inserite delle turbine.
Il turbogeneratore ha la proprietà di mantenere lo stesso senso di rotazione indipendentemente dalla direzione del flusso d’aria, quindi le turbine ricevono la spinta sia nella fase di compressione che in quella di decompressione. I produttori di questo tipo di generatori di elettricità da onde del mare sono Energetech  e  Wavegen . 
Gli impianti a colonna d'acqua sono progettati per una potenza di 2 MW e non sono necessariamente costieri. Con piattaforme al largo si potrà raccogliere la spinta, ben più elevata, delle onde lunghe del mare.



E.ON Pelamis P2, Orkney- ci sono poi dei sistemi con APPARATI GALLEGGIANTI come si vede anche nella seconda parte del filmato di Euronews. Il sistema Pelamis  è un lungo serpente metallico che attraverso i suoi snodi
E.ON Pelamis P2, OrkneyPistone sistema pelamis
e con dei pistoni idraulici collegati ai generatori trasforma l'energia delle onde in energia elettrica.In genere la singola struttura è composta da 5 elementi congiunti , ha un diametro di 3,5 m ed è lungo 150 metri , la potenza è di 750 kW.

-C'è poi anche un progetto italiano per FRANGIFLUTTI a recupero energetico

E' un sistema frangiflutto in grado di attuare anche lo sfruttamento della forza d'urto delle onde del mare per produrre energia elettrica. Si tratta di una struttura del tutto simile a quelle in corso di sperimentazione da molto tempo ma dalle quali si distingue per la presenza di un serbatoio idropneumatico, finora mai utilizzato in applicazioni del genere ma che si ritiene essere in grado di regolarizzare il flusso e cioè di trasformare un'energia pulsante come quella delle onde in energia che si mantiene costante per periodi di una durata compatibile con una sua utilizzazione ai fini idroelettrici.

www.altratecnicabis.3000.it
www.it.geocities.com/altratecnica/idromarea.html






Visto che la forza del mare ha plasmato le coste di tutto il mondo perché non utilizzarne la potenza per produrre energia rispettando l'ecologia e la natura? Vista la grandezza e la forza del mare è da qui che in futuro potrebbe venire un grosso contributo allo sviluppo delle energie rinnovabili. 
Sicuramente lo sviluppo tecnologico che sta dietro a queste innovazioni potrà in futuro produrre nuovi posti di lavoro e sviluppo. Sfortunatamente come si vede l'Italia non è ai primi posti nella ricerca per ottenere energia delle onde.




Per approfondire:




http://ecologia-natura.blogspot.com/


sabato 3 settembre 2011

ENERGIA IDROELETTRICA

L'energia idro-elettrica è molto sviluppata nel nord Italia grazie alla grande presenza di corsi d'acqua  con importanti salti e cascate. L'energia idroelettrica rappresenta sicuramente, ad oggi, l'energia alternativa più efficiente e ovviamente rappresenta un modo di produrre energia che rispetta l'ecologia e la natura. Questo tipo di energia è già una realtà con centrali anche di grandi dimensioni, nei prossimi anni però il mini idrico potrà diventare una valida alternativa alle grandi centrali nucleari.
Bisogna anche dire che soprattutto le micro centrali idroelettriche hanno un basso impatto anche paesaggistico rispetto anche ad altre fonti alternative come l'eolico che richiede grandi pale per produrre quantità di energia accettabili.


Per energia idroelettrica si intende quel tipo di energia che sfrutta il movimento di masse di acqua per produrre energia cinetica e quindi, grazie a una turbina accoppiata ad un alternatore l'energia elettrica. 

È la principale risorsa alternativa al petrolio usata in Italia. L'energia idroelettrica garantisce circa il 15% del fabbisogno energetico italiano. La sua importanza in passato fu molto più grande perché dagli inizi del XX secolo sino al primo dopoguerra l'energia idroelettrica rappresentava la stragrande maggioranza dell'energia prodotta in Italia arrivando anche a toccare punte di pochi punti percentuali sotto al 100%. 
tratto da wikipedia.






http://ecologia-natura.blogspot.com/

venerdì 2 settembre 2011

RADIOATTIVITA' A FUKUSHIMA

A quasi sei mesi dal terremoto e dal conseguente incidente nella centrale nucleare di Fukushima Daiichi, il Ministero dell’Istruzione giapponese ha reso noti i risultati di un’indagine condotta per determinare i livelli di contaminazione radioattiva del suolo in un raggio di quasi 100 km dalla centrale. I risultati non sono rassicuranti: su 2.200 aree analizzate tra giugno e luglio da un esercito di 400 ricercatori, 33 presentano livelli di cesio-137 superiori ai 1,48 milioni di becquerel per metro quadro. Numeri superiori persino a quelli del dopo Chernobyl, nel 1986.

Nuclear power
Dal momento che le 33 aree si trovano all’interno della zona off limits - i famosi 20 chilometri di raggio dalla centrale - il governo giapponese cerca di tranquillizzare i cittadini: il rapporto confermerebbe solo ciò che già si sapeva, e le persone più a rischio sono già state allontanate. Quindi, secondo le autorità, non ci sarebbe alcun motivo di cambiare i piani di evacuazione stabiliti.

Non tutti, però, condividono questo ottimismo. Secondo Mamoru Fujiwara, professore di fisica nucleare all’università di Osaka, il governo dovrebbe invece adottare una politica più aggressiva. “ Le autorità, la Tepco e la prefettura dovrebbero sgombrare urgentemente e in modo permanente le aree contaminate, piuttosto che prevedere per gli sfollati alloggiamenti temporanei in attesa di un ritorno alle loro case”, ha detto Fujiwara al Wall Street Journal.

La preoccupazione del fisico non sembra essere infondata. Oltre alle 33 aree fortemente radioattive, infatti, in altre 132 si sono registrate concentrazioni di cesio-137/134 intorno ai 555mila becquerel per metro quadro. Ricordiamo che il cesio-137 ha una emivita di circa 30 anni, mentre il cesio-134 di 2 anni. Ciò significa che servirà molto tempo prima che gli elementi esauriscano la loro radioattività, e gli effetti sull’ambiente continueranno a farsi sentire anche in seguito. In più, c’è il pericolo che le operazioni di bonifica avviate dal governo non siano efficaci quanto sperato, a causa del vento e delle piogge che potrebbero muovere altro cesio dalle zone montuose o dalle foreste.

I problemi non finiscono qui. Lo scorso 29 agosto, nella prefettura di Gunma, a nord di Tokyo, è stato pescato un pesce in cui sono state rivelate concentrazioni di cesio superiori alla norma. È il primo caso del genere registrato al di fuori della prefettura di Fukushima; cresce, dunque, anche la preoccupazione per l’avvelenamento della catena alimentare.

C’è poi il problema della sicurezza degli operai che lavorano per bonificare i reattori della centrale. Martedì, la Tokyo Electric ha reso noto che un operaio sulla quarantina è morto di leucemia acuta dopo aver lavorato per 7 giorni nella centrale. Ma la Tepco afferma che la sua morte non ha nulla a che fare con le radiazioni.

I ministeri della Salute e del Lavoro, nel frattempo, stanno pensando di abbassare il limite legale del livello di esposizione alle radiazioni per gli operai della centrale: dai 250 millisieverts per anno ai 100 millisieverts (ai primi si fa solitamente riferimento in situazioni in cui siano in pericolo vite umane, ai secondi nel caso in cui si tratti di proteggere oggetti o proprietà).

Intanto, il governo giapponese ha dato il via libera alla creazione di un fondo per il risarcimento di tutti i danni, morali e materiali, causati alla popolazione dall’ incidente nucleare. Dovrebbe trattarsi del corrispettivo in yen di circa 90 miliardi di euro. Il fondo, finanziato dalle tasse degli stessi cittadini nonché da società statali, sarà utilizzato dalla Tokyo Electric per rimborsare le oltre 80mila persone che dall’11 marzo, giorno del terremoto, sono state evacuate. Naturalmente, negli anni a venire, la Tokyo Electric dovrà restituire allo Stato tutti i soldi presi in prestito per evitare la bancarotta.

“ Chiediamo nuovamente scusa per ciò che è successo a Fukushima", ha detto Naomi Hirose, l’amministratore delegato della Tokyo Electric. Agli sfollati che ancora vivono in alloggi temporanei, la Tokyo Electric ha promesso di mobilitare un esercito di 6.500 impiegati: a partire dal 12 settembre, inizieranno a raccogliere le richieste di rimborso che dovrebbero essere pagate a ottobre.

Per prima cosa verranno rimborsati i danni psicologici e materiali (mancati redditi o spese sostenute per l’evacuazione e l’alloggio) riconducibili al periodo che va dall’11 marzo al 31 agosto. Poi, a intervalli di tre mesi, la Tokyo Electric comincerà ad accettare le richieste di rimborso per i danni alle proprietà. Tutto questo previa consegna, da parte delle vittime, di ricevute, documenti e ricette mediche che provino i danni subiti. A quanto potrebbero ammontare i risarcimenti? Si parla di 45 euro (5mila yen) a persona per le spese di evacuazione all’interno della prefettura, e sino a 72 euro (8mila yen) al giorno per le spese di alloggio. Secondo i calcoli della Tokyo Electric, una tipica famiglia di quattro persone in cui il capofamiglia ha uno stipendio mensile di circa 2.400 euro riceverà intorno ai 40.500 euro di risarcimento per i danni subiti.

fonte Wired

Idee per approfondire:
 
http://ecologia-natura.blogspot.com/